Sessualità ed Epilessia
Autore: Dott.ssa Elisa MONTALENTI
Si è laureata a Torino nel 1992 e specializzata in neurologia nel 1996. Nel 2001 ha sposato il neurologo dott. Paolo Costa con il quale vive, sempre a Torino, nel quartiere di San Salvario. Ha due figlie, Maddalena di 4 anni e Micol di 18 mesi. E’ dirigente medico di 1° livello al Centro Epilessia dell’Ospedale San Giovanni Battista (Molinette) di Torino.
La sessualità è un aspetto tanto importante quanto privato della vita umana. I pazienti affetti da epilessia presentano problemi sessuali in una percentuale variabile nei vari studi dal 25 al 30%; ben più raramente tuttavia riferiscono in modo spontaneo al medico di fiducia questi problemi, o per imbarazzo o, più spesso, perché pensano che il curante non dia un grosso peso o consideri “frivoli” questi problemi rispetto alle altre questioni (frequenza e gravità delle crisi, effetti collaterali dei farmaci, aspetti lavorativi e sociali) relative alla malattia. Le problematiche sessuali sono riferite più spesso dai soggetti di sesso maschile, in quanto sicuramente più “palesi”, ma gli studi effettuati con appositi questionari e con esami ormonali appropriati dimostrano una percentuale di disfunzione sessuale analoga nei due sessi. Sono inoltre maggiormente percepite da soggetti con esordio dell’epilessia in età adulta, verosimilmente perché più frequentemente questi pazienti hanno un partner sessuale e di conseguenza una maggior coscienza del disturbo. Le cause della disfunzione sessuale nei pazienti con epilessia sono multifattoriali: coesistono infatti motivazioni psicologiche e sociali (scarsa autostima, depressione del tono dell’umore, difficoltà a trovare un partner) e motivazioni più chiaramente fisiologiche, quali la riduzione o la alterazione del funzionamento del sistema ormonale e l’effetto negativo delle crisi epilettiche (specie nell’epilessia temporale) sulle aree cerebrali deputate alla regolazione del desiderio e delle altre funzioni sessuali (erezione, eiaculazione, orgasmo). Una attenta ed accurata anamnesi, priva da imbarazzi sia da parte del curante che da quella del paziente, è fondamentale per valutare se l’aspetto prevalente del disturbo sia psichico o fisiologico: ad esempio, semplicemente, stabilire se il problema sessuale si presenta solo in presenza di un partner, mentre l’attività masturbatoria o le erezioni notturne sono percepite come valide e normali, indirizza chiaramente verso un problema più psichico che fisico e viceversa. I farmaci antiepilettici, e più chiaramente quelli tradizionali (barbiturici, fenitoina, carbamazepina e valproato) hanno una chiara interferenza in senso negativo sulla funzione sessuale, mentre alcuni studi attestano che i farmaci più recentemente messi in commercio non modificano sostanzialmente l’assetto ormonale. Anche in questo caso è necessaria molta cautela ad attribuire alla sola terapia farmacologica il disturbo sessuale, sia per evitare al paziente lo sviluppo di sentimenti negativi nei confronti della terapia (riducendo la compliance), che per evitare la sospensione ingiustificata di farmaci efficaci, aggravando le crisi e le conseguenze di queste. Mi sembra importante sottolineare come la maggior parte dei problemi sessuali possano essere affrontati e risolti da un approccio medico multidisciplinare che coinvolga il neurologo curante, e gli specialisti in urologia, ginecologia, endocrinologia e psicoterapia: è quindi importante che il paziente per primo non sottovaluti questi aspetti nel corso delle visite mediche. Assai meno studiato e spesso ancora più occultato dai pazienti e dalle loro famiglie è l’aspetto opposto, ovverosia la normale sessualità (o talora l’ipersessualità) in pazienti che oltre all’epilessia presentano altri disturbi neurologici ed in particolare il ritardo mentale. I pazienti disabili, infatti, nell’impossibilità di trovare un partner e spesso non aiutati dai normali “freni inibitori” possono trovare nell’aggressività o in comportamenti sessuali anomali lo sfogo ad un invece normale desiderio sessuale. L’approccio medico in questi casi è possibile somministrando sostanze farmacologiche che sedino il desiderio (ma spesso purtroppo anche le altre funzioni cognitive). L’aspetto etico della sedazione farmacologica in questi casi è complesso; nella nostra società è comunque la soluzione più facilmente accessibile e proponibile da parte dei curanti e spesso la meno complicata per il paziente e per le famiglie. Esistono comunque numerose possibilità di approccio non farmacologico e specialisti preparati in modo specifico, sebbene in Italia l’accesso alle tecniche psicoterapiche non tradizionali sia spesso difficoltoso per la rarità delle strutture dedicate. E’ fondamentale una adeguata educazione delle famiglie referenti nell’affrontare questi prolemi; ritengo pertanto di terminare questa brevissima trattazione fornendo un indirizzo Web (in lingua inglese, le risorse Web in italiano sono scarse) dotato di link a documenti relativi al problema: http://www.med.umich.edu/1libr/yourchild/disabsex.htm ed il titolo di un libro di testo in italiano dove un intero capitolo è dedicato alla sessualità in situazione di Handicap: Meazzini, P., (1997). Handicap passi verso l’autonomia. Presupposti teorici e tecniche d’intervento. Firenze: Giunti.