Epilessia – La malattia dai cento nomi

Epilessia – La malattia dai cento nomi

Autore: Cav. Enrico Richiardone

Sin dai tempi più remoti dell’Antichità il terrore di contrarre una malattia misteriosa, diversa dalle altre conosciute – che si manifestava all’improvviso con crisi violente che colpivano il corpo e la mente, provocando alla vittima uno stato di morte apparente seguito da un repentino ritorno alla vita – era molto sentito. La malattia allora non aveva un nome specifico e i termini con cui la si indicava variavano secondo le aree geografiche.

In un testo accadico del XX secolo a.C. (Mesopotamia) comparve per la prima volta il termine antasubbu, nome dato dai sacerdoti di Sin, dio della Luna, al demone che su mandato del dio aveva inflitto la misteriosa malattia ad un individuo che i sacerdoti avevano poi sanato con un esorcismo.

La malattia era conosciuta presso i Babilonesi col nome di bennu come apparve nel Codice delle Leggi del re babilonese Hammurabi, vissuto circa tremila ottocento anni fa.

I sacerdoti e i maghi caldei (Mesopotamia), esperti in astronomia e nelle divinazioni astrologiche, potrebbero essere stati i primi che, col nome di mal di luna, indicarono quella particolare patologia allo scopo di puntare l’attenzione sul potere della divinità e sulla concordanza delle crisi periodiche coi cicli lunari. Gli affetti dalla malattia presero il nome di lunatici ma è bene rammentare che il termine non si riferiva esclusivamente alla misteriosa malattia ma comprendeva altre patologie mentali: pazzia, demenza, isteria e altre.

Per i capi religiosi ebrei il mal di luna era invece considerato come una delle varianti della categoria in cui venivano raggruppati gli indemoniati, individui impuri che avevano peccato contro il dio Jahvè.

In Persia era chiamata malattia sacra come lo storico greco Erodoto (487-407 a.C.) riferisce nel citare la “grande malattia” che aveva colpito il re persiano Cambyse.

Nella Grecia Arcaica era popolare il termine morbo erculeo o malattia d’Ercole ispirato dalle mitiche sette fatiche del semidio Ercole e dai violenti accessi di pazzia, che lo portarono all’uccisione della propria moglie e dei figli.

Con la conquista delle terre ad Ovest della Persia sino all’Egitto il termine malattia sacra diventò popolare anche nella penisola greca. Ma è nel testo medico La Malattia Sacra, di duemilaquattrocento anni fa, che l’autore, allievo di Ippocrate (460-370 a.C.), darà un nome preciso e una origine naturale a una delle tante malattie sacre che, per “grandezza” eccelleva su tutte. La chiamò epilambanein che in greco antico aveva il significato di “aggredire, esser colto di sorpresa o cadere all’improvviso”. Il termine tradotto poi in latino diventerà epilepsia.

I popoli latini chiamavano l’epilessia col nome di morbus major a causa della violenza con cui si manifestavano le crisi. Ma anche con altri nomi come ad esempio: mal comiziale. E’ un nome derivato dai costumi dell’antica Roma. Se nel corso di una assemblea popolare (comizio) un partecipante era colto da una crisi epilettica la riunione veniva sospesa perché il fatto costituiva un presagio infausto, foriero di sventure. Solamente dopo preghiere di purificazione e l’offerta di sacrifici il comizio poteva riprendere.

Probabilmente l’usanza greca, importata a Roma durante l’Ellenismo, di sputare sul petto della persona epilettica per evitare il contagio da epilessia ispirò il termine mal insputato mentre mal conviviale e mal mensale erano probabilmente nomi dati agli attacchi o alle convulsioni provocate da ubriachezza e dalle smodate libagioni.

I termini mal detestabile, mal schifoso e mal scellerato sarebbero da attribuire allo stato d’animo di chi assisteva, suo malgrado, ad una crisi epilettica di grande male.

L’epilessia per gli antichi popoli del Nord Europa era la malattia nera creduta inflitta da un demone notturno e ritenuta causa principale delle crisi epilettiche dei bambini.

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente i Bizantini, nel salvare la classicità greco-romana e le proprie radici cristiane, evidenziarono come l’epilessia, il cui nome si era quasi perso, fosse meglio conosciuta come mal demoniacus, caducus e lunaticus, Era la conseguenza del “pronunciamento” del vescovo di Alessandria Origene (182-253) che aveva sancito il riconoscimento della lunaticità – termine citato nel Vangelo di Matteo a proposito del ragazzo guarito da Gesù con un esorcismo – come evento soprannaturale preminente su quello dell’epilessia espressione invece di malattia naturale.

Dal VI secolo divennero popolari i nomi di malattie che causavano l’improvvisa caduta a terra della vittima. Tra questi il mal caduco diventò sinonimo di lunaticità e tale restò sino al XIX secolo.

Nel primo Medioevo alle pratiche pagane la Chiesa contrappose il culto dei Santi decollati. Il più famoso fu San Giovanni. Dal suo nome derivò male di San Giovanni.

Pedicon, sinonimo di “epilessia infantile”, nome già conosciuto da Galeno, lo troviamo ancora nei documenti della scuola Salernitana quando l’epilessia fu inclusa nell’elenco delle malattie infettive. Il termine, secondo gli storici deriverebbe dal curioso modo di manifestarsi degli attacchi: lo scalciare delle gambe preceduto dall’odore dei piedi dello spirito o del demone che aveva aggredito il piccolo paziente!

Gotta caduca fu il nome dato all’epilessia da un autore del XI secolo. Nome ispirato alla goccia (gotta in latino) e per estensione al flusso di catarro (flegma) che, secondo la teoria degli umori di Ippocrate, poteva essere causa di malattia e conseguente caduta a terra.

L’epilessia nel XII secolo fu anche designata come passio caduca e nomi analoghi appaiono nelle letteratura di molte nazioni europee.

Il diffondersi della cultura araba in Occidente, portò ad una particolare attenzione verso gli influssi delle stelle e dei pianeti sull’epilessia e nei confronti degli eventi naturali, per cui apparvero nomi come mal astrale e mal siderale.

Dalla vertigine, disturbo considerato sin dai tempi di Ippocrate un preludio all’epilessia e chiamata anche “piccola epilessia”, i Francesi fecero derivare il termine “Avertin” come sinonimo di epilessia. In un documento del 1382 è descritta una persona che soffre di mal caduco che è come “instupidita, folle, lunatica, ammalata, sovente sofferente del mal d’Avertin.”

In un altro documento francese del 1404 è riportato il termine di beau mal (bel male); nome forse dato per compiacere il Diavolo e così da scongiurare gli attacchi epilettici.

L’epilessia fu chiamata anche malattia degli indovini allorché nel tardo Medioevo si diffuse la credenza che tra gli Arabi erano numerosi i “profeti epilettici”. Costoro sopraffatti dalla malattia degli indovini, cadevano in trance come i khain arabi e avevano la visione di cose meravigliose.

All’inizio del XIX secolo lo psichiatra francese Esquirol nell’osservare che gli attacchi epilettici potevano essere più o meno severi, distinse l’epilessia in due categorie: grand mal e petit mal, l’uno per indicare l’attacco violento e l’altro per quello più leggero, caratterizzato da una brevissima perdita di coscienza. Ambedue i termini “nati” negli ospedali francesi del XIX secolo gradatamente entrarono nell’uso corrente della letteratura medica.

Ricordiamo ancora il Mal Intelectuel sempre di origini francesi e il Tic di Salaam che caratterizza una particolare crisi epilettica dei bambini che si manifesta con un movimento in avanti della testa e del busto simile al tipico saluto musulmano.

Nella pratica quotidiana del XX secolo i nomi si sono ridotti ai generici Epilessia o Mal Comiziale oppure Grande Male e Piccolo Male. Naturalmente i neurologi, per identificare le numerose forme di epilessia esistenti si esprimono con altrettanti termini medico-scientifici che ovviamente esulano dal contenuto del presente articolo.

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